Il sociale nel 2021? Cambierà…

L’anno prossimo il panorama dei servizi sociali cambierà in modo radicale, almeno questa è la mia opinione.
Negli ultimi 20 anni l’importanza delle strutture per anziani nella bilancia socio-sanitaria è stata determinante. Nulla sembrava contare quanto le strutture per anziani: disabili, minori, tossicodipendenze, psichiatria, povertà… D’altra parte nessun ambito del sociale riguarda in modo così diffuso la popolazione… tutti diventiamo vecchi.
Le strutture per anziani si sono guadagnate sul campo la loro importanza: più adeguate di una badante, più economiche della gestione territoriale, politicamente più significative di qualsiasi altra iniziativa. Ma siamo nel 2020, e nel 2020 cadono tutte le certezze… Le strutture per anziani hanno fatto il massimo durante la pandemia, ma non hanno potuto modificare quello che succedeva.
Le strutture prima o poi sono diventate dei focolai, gli anziani sono stati isolati dai loro cari, chi è morto è morto senza poter rivedere i suoi cari. Chi vorrebbe morire così? Nessuno. Che figlio può inserire il genitore in casa di riposo sapendo che questo è il rischio? Nessuno. Chi può garantire che non succederà più? Nessuno.

E d’altra parte avere pazienti psichiatrici o tossicodipendenti seguiti con le scarsissime risorse che sono rimaste a loro disposizione ha evidenziato quanto questi soggetti possono essere veicolo di infezione, quanto le famiglie siano lasciate a gestire il problema da sole e quanto sia impossibile seguirli a domicilio con le risorse attuali.
E vogliamo parlare delle crisi di coppia? Davvero pensiamo che la pandemia non avrà lunghi strascichi sulle famiglie più fragili? Quello che si cerca in un partner in periodi di “pace” è molto diverso da quello che vorremmo nel partner durante una pandemia. I servizi per le famiglie sono ridotti all’osso e dovranno affrontare adolescenti e coppie che escono da una situazione traumatica. Ogni adolescenza è una guerra di per sé, gli adolescenti attuali stanno affrontando una pandemia e una guerra: pensiamo davvero di non doverci preoccupare di chi lo è adesso?

La situazione non cambierà perché la politica smetterà di sostenere le strutture per anziani, sono pur sempre un bel bacino di voti, cambierà perché la gente inserirà gli anziani quando non potrà farne a meno… e quindi molto meno di adesso.
La situazione cambierà perché i sindaci cominciano a capire che pazienti psichiatrici e tossicodipendenti sono una variabile incontrollabile durante una pandemia.
La situazione cambierà perché la nostra struttura sociale si basa su famiglie fragili e siamo tutti più consapevoli che non ce lo possiamo permettere.
La situazione cambierà perché le risposte che abbiamo costruito in questi anni, prevalentemente sanitarie e psicologiche, hanno dimostrato di essere inadeguate in un periodo di vera crisi. C’è bisogno di coesione sociale, di politica, di ideali, di confronto vero dal basso.
E poi possiamo dirlo che il danno più grosso, in questa pandemia, lo hanno fatto le strumentalizzazioni politiche da una parte e dall’altra, figlie di una qualità politica ormai davvero bassa.

E si… questa pandemia finirà, ma la paura ci resterà.

Mi capita spesso di fare la cassandra, questa volta spero proprio di sbagliarmi perché alle condizioni attuali credo ci vorranno almeno cinque anni prima che il sistema riesca a riorganizzarsi.

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